Esperienza e DNA: ecco cosa lasciamo in eredità ai nostri figli

Quando l'esperienza modifica il DNA

Giorno dopo giorno la scienza riesce a fare passi da gigante nella ricerca e nello studio sul funzionamento del nostro corpo e organismo (anche se per ora siamo ancor ben lontani dal conoscere in toto il suo funzionamento): il minimo comun denominatore nei risultati è spesso il ruolo da protagonista svolto e interpretato nella nostra esistenza dal DNA.

Quando l’eredità genetica si modifica

Tornando indietro di qualche anno (pochi anni) si era ancora convinti che il dna si modificasse dopo molte generazioni e comunque solo in caso di imminente pericolo per la conservazione della specie.

Oggi sappiamo per esempio che quello che mangiamo ogni giorno e il nostro stile di vita in generale influiscono sulla salute dei nostri futuri figli e sul loro rischio di contrarre determinate malattie (quindi prestate molta attenzione quando state per mangiare un panino di un fast food, quando bevete la vostra bibita gassata e zuccherina, quando saltate per l’ennesima volta la palestra o la corsetta giornaliera o quando vi arrabbiate per ogni piccola cavolata).

Quello che vi riporto oggi è una scoperta molto importante che aumenta ancora di più la nostra consapevolezza e responsabilità riguardo il materiale genetico che doniamo e lasciamo in eredità ai nostri figli.

Una scoperta molto interessante

Il concetto di memoria genetica è molto semplice: i nostri comportamenti, le nostre paure, alcune nostre reazioni innate e inspiegabili potrebbero trovare origine ed essere influenzati da eventi avvenuti nel passato.

E uno dirà: beh grazie, se mi scotto la volta dopo imparo ad averne paura e la mano sul fornello mica la metto ancora!

Qui però quando parliamo di eventi passati intendiamo quelli che sono avvenuti ai nostri antenati, non a noi stessi.

Per capire meglio il concetto vi riporto una ricerca condotta dall’Emory University School of Medicine e pubblicata sulla rivista scientifica Nature Neuroscience: un gruppo di ricercatori ha ammaestrato un certo numero di topolini a vedere come un pericolo odori simili a quello dei fiori di ciliegio.

Analizzando il dna presente nello sperma dei suddetti topolini gli scienziato hanno trovato molto più attiva la parte di dna responsabile della sensibilità olfattiva relativa ai fiori di ciliegio.

La cosa interessante è che la generazione successiva e quella dopo ancora di topolini mostravano una marcata paura quando nell’aria percepivano l’odore di fiori di ciliegio, nonostante fosse la prima volta che lo sentissero.

Cosa vuol dire questo?

Questi risultati testimoniano ancora e sempre di più come il materiale genetico che doniamo ai nostri figli e che determina la base su cui costruiranno la loro salute e il loro futuro, sia strettamente legato all’esperienza, all’alimentazione e allo stile di vita dei genitori e sempre meno figlio del caso: del resto come disse il caro Einstein, Dio non gioca a dadi con l’Universo.