Protesi d’anca: intervento, rischi, riabilitazione e tempi di recupero

Protesi d'anca

  1. Cos’è una protesi d’anca
  2. Sintomi da non sottovalutare
  3. Cause che possono portare all’intervento
  4. Le tipologie di protesi d’anca
  5. Cosa fare prima dell’intervento per favorirne la riuscita
  6. In cosa consiste l’intervento chirurgico
  7. I rischi principali
  8. Prevenzione
  9. La riabilitazione e i tempi di recupero
  10. Conclusioni e considerazioni

Cos’è un protesi d’anca

In ospedale gli interventi di protesi all’anca sono tra i più frequenti che si possano trovare all’interno di un reparto di ortopedia.

Proprio questa elevata frequenza ha reso la riabilitazione molto specifica e l’intervento molto mirato.

Per protesi d’anca si intende la sostizione di una parte o di tutta l’articolazione con una artificiale costruita con:

  • Leghe metalliche come il titanio
  • Ceramiche
  • Materiali plastici

Lo scopo medico è quello di eliminare il dolore permettendo il ritorno all’autonomia e il raggiungimento di una corretta funzionalità dell’anca, con particolare importanza al cammino.

Sintomi da non sottovalutare

Ogni caso va considerato bene, non basta avere una radiografia brutta per propendere verso l’intervento, quello che realmente deve essere valutato è la qualità di vita della persona.

I sintomi che dovreste riportare al vostro medico e che potrebbero prevedere un’interveto all’anca sono:

  • Dolore molto intenso e frequente all’anca
  • Serie difficoltà a camminare
  • Mancanza di autonomia anche nelle attività più semplici

A parità di referto clinico quello che conta alla fine sono i sintomi sopra elencati: le variabili da prendere in considerazione sono molte e riguardano altre strutture come muscoli e tendini.

Cause che possono portare all’intervento

Le cause che possono portare una persona verso la protesi dell’anca sono diverse, ma le principali possono essere riassunti così:

  • Coxartrosi
  • Pericoxite
  • Fratture di femore
  • Osteonecrosi della testa del femore
  • Artrite reumatoide
  • Displasia d’anca
  • Conflitto femoro-acetabolare
  • Altre malattie dell’infanzia

La presenza di una o più delle precendenti patologie deve essere un campanello di allarme molto importante quando parliamo di protesi d’anca, sicuramente nell’anziano, ma anche nel giovane.

Quando parliamo invece di fattori di rischio, secondo la mia pratica clinica quelli a cui prestare maggiore attenzione sono:

  • Sovrappeso e obesità
  • Mancanza di una corretta attività fisica
  • Squilibri posturali
  • Scorretta deambulazione
  • Deficit di stabilità dell’anca
  • Età

Le tipologie di protesi d’anca

Esistono diverse tipologie di protesi d’anca, ognuna con le proprie caratteristiche: proprio grazie a queste peculiarità la scelta viene fatta paziente per paziente.

Senza entrare troppo nello specifico di ogni singolo caso, possiamo elencare le principali e più utilizzate tipologie di protesi d’anca:

  • Chiodo gamma (alcuni tipi di fratture, carico immediato)
  • Endoprotesi (principalmente fratture di femore più mediali)
  • Artroprotesi (per processi degenerativi, fratture trocanteriche e più laterali)

Negli ultimi 40 anni grazie all’evoluzione in campo medico e dei materiali c’è stato un sostanziale aumento del numero di protesi totali di anca, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che in Europa e Stati Uniti siano oltre un milione i pazienti che si sottopongono ogni anno a questo intervento.

Di contro purtroppo non sono rari i casi in cui in Italia si tenda a preferire l’endoprotesi rispetto all’artroprotesi per un fattore economico, anche in casi in cui sarebbe meglio la seconda (protesi totale), come in alcuni soggetti giovani.

Cosa fare prima dell’intervento per favorirne la riuscita

Una fase molto importante in termini prognostici è come si presenta il paziente in termini muscolari e posturali all’intervento.

Minore sarà la presenza di vizi posturali, aderenze, trigger point e contratture più facile sarà la riabilitazione, migliore sarà il comparto muscolare in termini di tono, elasticità e stabilità pù veloce e semplice sarà il recupero.

Risulta quindi importante intraprendere un percorso fisioterapico, dove possibile, anche prima dell’intervento e in preparazione dello stesso.

In cosa consiste l’intervento chirurgico

In base alla problematica che ha portato all’operazione, può essere necessario l’utilizzo di una tipologia di protesi rispetto all’altra.

Per comodità vediamo brevemente come funziona un’intervento di protesi totale.

Prima di tutto è necessario sottoporsi a diversi esami prelimianri di routine:

  • Analisi di sangue
  • Analisi delle urine
  • Radiografia
  • Elettrocardiogramma
  • Visita anestesiologica

Una volta ottenuto l’esito positivo da questi esami si può procedere con l’intervento, che riassumendo consiste in:

  • Lussazione dell’anca malata
  • Sezione e asportazione della testa del femore malata
  • Ricreazione di una regolare cavità acetabolare con suggessiva fissazione della componente protesica cotiloidea
  • Introduzione dello stelo protesico nel canale femorale
  • Unione dello stelo con la testina femorale
  • Alloggiamento della protesi nella coppa acetabolare artificiale

Un lavoro che sembra molto complicato, ma che un bravo ortopedico specializzato esegue molte volte al giorno senza problemi in una tempistica media di circa un’ora e mezza (anche se il paziente rimane in sala per 2-3 ore a causa dell’anestesia).

Il punto di accesso dell’operazione può essere anteriore, posteriore o laterale e il taglio (e quindi la cicatrice) varieranno di dimensione da un massimo di 15 cm circa a un minimo di 6 cm circa in caso di tecnica chirurgica mininvasiva.

I rischi principali

Anche se l’intervento di protesi d’anca è tra i più sicuri nella pratica chirurgica ortopedica e vanta un elevatissima probabilità di riuscita, esistono dei rischi di complicanze da prendere in considerazione.

  • Trombosi venosa profonda (TVP)
  • Danni vascolari
  • Ematoma post-operatorio
  • Lesione del nervo sciatico popliteo esterno o di quello femorale
  • Mobilizzazione dello stelo femorale o dell’acetabolo
  • Lussazione
  • Infezioni superficiali o profonde
  • Dismetrie

In alcune di queste complicanze (come la lussazione o le infezioni) è possibile necessitare di un ulteriore intervento per riassettare la protesi o per cambiarla.

Prevenzione

Una delle parti più importanti riguardo questo genere di interventi è la prevenzione per evitare i rischi elencati qui sopra.

Importante è la terapia anticoagulante per evitare embolie o trombi, per i quali bisogna fare molta attenzione a sintomi precisi da riportare subito al medico come:

  • Dolore intenso al polpaccio
  • Gonfiore e arrossamenteo di coscia e/o polpaccio
  • Gonfiore a livello del piede
  • Mancanza improvvisa di respiro
  • Dolore toracico improvviso o con tosse

Un’ulteriore prevenzione fondamentale medica è la terapia antibiotica contro le infezioni per le quali bisogna prestare attenzione ad aluni sintomi da riportare al medico:

  • Brividi e febbre persistente (maggiore di 37,8°)
  • Aumento del rossore o gonfiore dell’anca
  • Apertura e/o fuoriuscita di liquido dalla ferita dell’anca
  • Aumento del dolore dell’anca (a riposo o in movimento)

Prendendo in considerazione la parte più biomeccanica della prevenzione, quindi quella che dovrebbe minimizzare il rischio di problematiche come la lussazione, ecco alcuni utili consigli:

  • Evitare le cadute eliminando tappeti o altri oggetti su cui si possa inciampare
  • Corrimano sulle scale e in bagno (con anche la sedia per la doccia)
  • Evitare movimenti di flessione d’anca maggiori di 90° oltre a movimenti di adduzione e intrarotazione della stessa
  • Una sedia stabile con cuscino abbastanza alta
  • Un rialzo per il water
  • Evitare di accavallare le gambe
  • Evitare di intraruotare o extraruotare troppo i piedi
  • Utilizzare un cuscino (magari a cuneo) per dormire di notte
  • Fare tanta fisioterapia

La riabilitazione e i tempi di recupero

La fisioterapia è una fase molto importante anche se spesso presa sottogamba che, quando seguita nel modo corretto permette il ritorno alla migliore funzionalità possibile, cosa non possibile in assenza del corretto trattamento.

Possiamo distinguere una fase di trattamento riabilitativo pre-chirurgico che consiste in:

  • Rinforzo dei muscoli stabilizzatori dell’anca
  • Educazione alle manovre preventive
  • Preparazione e addestramento alla deambulazione con ausili

Per quanto riguarda invece il trattamento riabilitativo post-chirurgico possiamo selezionare gli obiettivi basilari di ogni riabilitazione di protesi d’anca:

  • Prevenzione della lussazione
  • Prevenzione delle complicanze da immobilità e post chirurgiche
  • Potenziamento muscolare
  • Allenamento propriocettivo
  • Recupero dell’autonomia

Questi obiettivi si possono raggiungere solo attraverso corrette sedute di trattamento che prevedono:

  • Rieducazione ai passaggi posturali corretti
  • Mobilizzazione passiva, attiva assistita e attiva
  • Verticalizzazione
  • Rinforzo dei muscoli di anca e ginocchio (glutei e quadricipite in primis)
  • Deambulazione con ausili (attenzione al carico)
  • Rieducazione graduale verso il carico completo
  • Eliminazione e correzione di eventuali vizi posturali preesistenti o dovuti all’operazione

Il paziente deve essere seguito passo passo dal professionista, anche dopo la dimissione e il ritorno a casa con esercizi mirati al rinforzo e alla stabilizzazione dell’anca.

Molto importanti sono anche altri accorgimenti specifici come ad esempio il trattamento della cicatrice, massaggi e stretching e linfodrenaggi all’occorrenza, oltre ad una particolare attenzione alla postura corretta.

Dopo l’operazione si possono scegliere due strade:

  • Rientrare a casa dopo circa una settimana e fare fisioterapia generalmente presso uno studio privato
  • Proseguire la riabilitazione in regime di ricovero per circa un mese fino al raggiungimento dell’autonomia

Conclusioni e considerazioni

Per quanto sia una delle operazione considerate ormai di routine negli ospedali, esistono strutture più specializzate di alte, per cui conviene informarsi bene prima.

La stessa considerazione vale anche per la riabilitazione: esistono fisioterapisti più specializzati e altri un po’ meno.

Il tempo di recupero totale e la qualità dello stesso infatti dipendono dal tipo di protesi, dalla bravura del chirurgo, dalla competenza del fisioterapista e naturalmente dall’impegno del paziente, oltre a un pizzico di fortuna.

Senza questi ingredienti fondamentali il paziente potrebbe non raggiungere la completa funzionalità dell’anca con tutte le conseguenza del caso.

Inoltre una mancata o scorretta rieducazione della postura e della deambulazione può essere causa anche di altre problematiche di compenso come ad esempio la lombalgia (mal di schiena).